mercoledì 26 giugno 2013

Contenuti e social network.


















Nell'ultimo anno, oltre a essere diventata giornalista pubblicista (attualmente non praticante), mi sono occupata di contenuti per il web e di social media. La rubrica che ho tenuto fino ai primi mesi del 2013 per il Il caffè settimanale cartaceo casertano, mi è servita molto ad approfondire il mondo di Twitter, dove la sintesi è un dono e gli hashtag un mondo aperto verso l'infinito, a dispetto dei 140 caratteri.

Per il lavoro che faccio come social media editor free lance per agenzie di comunicazione, ho imparato a conoscere lo strumento Facebook nel suo lato più commerciale, da un verso, e democratico dall'altro. Produrre contenuti adeguati a specifici target per diversi clienti mette in moto un meccanismo molto dinamico di ricerca di stile, di conoscenza del web e delle tendenze che lo animano, anche in ambito visivo e non solo testuale. Chi fa testi per il social e per il web, infatti, non può prescindere dal visual, che ne è elemento fondamentale.

Dettagli a parte, un altro passo importante è stato scoprire il cosiddetto Social CRM, ovvero customer relationship management, più semplicemente gestione del servizio clienti tramite i social. Questo è forse il momento di maggiore vicinanza, di qui l'utilizzo sopra del termine "democratico", tra l'azienda e i suoi clienti. Il contato diretto apre ovviamente a ogni tipologia possibile di confronto e/o scontro, lamentele, critiche, complimenti, domande di ogni tipo, talvolta anche pretese improbabili.

Ci sono pagine con milioni di fan che gestiscono i propri clienti anche tramite Facebook, ma c'è ancora qualcuno che dice che il social non è il futuro del marketing. Qualche mese fa mi è capitato di chiacchierare con una signorina esperta di marketing molto decisa e determinata, la quale sosteneva, senza alcuna ombra di dubbio, che i social media godono un successo temporaneo, ma non sono il futuro. Chissà.

Forse non lo saranno, ma eviterei di fare pronostici rischiosi, soprattutto se si è ancora legati a un vecchio modo di fare comunicazione e si ha paura di perdere determinati "privilegi" o conoscenze sedimentate e non si è disposti ad aggiornarsi, continuamente, come è fondamentale fare tuttora per chi vuole lavorare nel mondo del web.

Al di là di come la si pensi personalmente, i social media sono chiaramente un realtà da tener presente, nel mondo dell'informazione come in quello pubblicitario, probabilmente in modo molto diverso, ma neanche troppo. Perché? Perché sono convinta che una buona comunicazione parta in ogni caso da una base comune: la trasparenza. L'utente odierno è attento, è ricettivo, è critico, non è più lo spettatore passivo della televisione. Cambiano gli strumenti, cambia il modo di usufruire di contenuti, e cambiano anche le persone e il loro modo di rapportarsi ai contenuti e ai mezzi.

Di questo bisogna tenere conto quando si danno notizie stupide o inutili, quando si trasforma un caso di femminicidio in gossip, quando si tenta di barare con i propri clienti sperando di farla franca.
Può sembra un accostamento azzardato, mi rendo conto, ma per chi approccia questi strumenti penso sia buona regola avere un codice deontologico come punto di partenza e proprio mantra quotidiano.

Li chiamo strumenti, perché credo che effettivamente i social network siano degli strumenti per ottenere uno scopo e non il nostro fine. Strumenti, contenitori, mezzi con cui fare contenuto, fare informazione, comunicare, condividere. Siamo sempre e solo noi a decidere in che modo utilizzarli e cosa farli diventare per noi, per i nostri lettori, per i nostri clienti. Questo è un grande vantaggio, una grande libertà, ma anche un grande pericolo. Ecco che, come in tutti i mestieri, l'improvvisazione è da temere, bisogna sempre diffidare degli esperti improvvisati. Di ogni mezzo vanno studiate le modalità, le opportunità e i limiti, in un processo che non ha mai fine, perché in particolare per i social network, stiamo parlando di strumenti in continua evoluzione che necessitano approfondimento, analisi, studio delle tendenze.

Luisa Ferrara



mercoledì 5 giugno 2013

Ricordando Don Peppe Diana

Da Il caffè del 1 giugno 2013.


Giovedì 23 maggio, preso l’Istituto Comprensivo ‘Giacomo Stroffolini’ di Casapulla, si è tenuto l’evento di premiazione del Concorso “Don Peppe Diana, un Prete, un uomo che amava la sua Terra” dedicato ai bambini delle quinte classi della scuola primaria e delle terze classi della scuola secondaria di primo grado. L’evento e il concorso sono stati ideati e organizzati dall’Associazione Politico Culturale Giancarlo Siani Casapulla, con il Patrocinio gratuito de Il Mattino.
I bambini hanno avuto la possibilità assieme ai docenti di partecipare a tre incontri dibattito sulla figura di Don Peppe Diana, il prete ucciso dalla camorra nella sua Chiesa a Casal di Principe, il 19 marzo del 1994, giorno del suo onomastico, perché si era apertamente opposto alla camorra con il suo impegno quotidiano e il suo famoso scritto: “Per amore del mio popolo non tacerò”.
Un parroco, un capo scout e uno scrittore, ma soprattutto un uomo coraggioso, ucciso perché non si è rassegnato all’omertà e al silenzio, ma ha voluto reagire per difendere il suo popolo e si è schierato apertamente contro il sistema criminale, dando un grosso e indimenticabile esempio.Oggi nelle scuole e nelle piazze ogni anno lo si ricorda, e grazie a questi eventi la sua morte non è stata vana. Un ciclo di tre incontri ha interessato e coinvolto attivamente i docenti e i ragazzi dell’Istituto Stroffolini di Casapulla, che con disegni, favole, racconti, cartelloni, fumetti e poesie, hanno voluto raccontare con la dolcezza e la speranza che solo i bambini e i ragazzini hanno, la figura emblematica di questo Padre.
Il concorso si è proposto l’intento di premiare i lavori migliori con degli assegni che i ragazzi potranno spendere in cancelleria e libri per la scuola. All’evento hanno partecipato, oltre alla stessa associazione Giancarlo Siani Casapulla con il Presidente Giuseppe Piantieri, la cantautrice per la pace Agnese Ginocchio, il magistrato Raffaello Magi che ricordiamo per il processo Spartacus, il responsabile della redazione casertana de Il Mattino Aldo Balestra, Carlo De Michele e Alfredo Rossi dell’Associazione Carta ’48 e Valerio Taglione del “Comitato Don Peppe Diana”.

La data del 23 maggio non è casuale: ricorre l’anniversario dell’omicidio del giudice Giovanni Falcone e dei ragazzi della sua scorta, che il magistrato Magi ricorda con fervore e commozione: “Raccontare per non dimenticare, per non far vincere chi ha premuto quel pulsante”. Dello stesso avviso è Aldo Balestra de Il mattino il quale, parlando del giovane giornalista Giancarlo Siani ucciso dalla camorra a 26 anni per aver raccontato scomode verità, ricorda che “solo attraverso la scuola e l’informazione è possibile davvero cambiare”.
Il primo premio per gli alunni delle quinte della scuola primaria è andato a Chiara Trinchese della 5°D per i suoi emozionanti versi in napoletano. Il primo posto per le terze della scuola secondaria di primo grado è andato a Salvatore Cappa Spina della 3°A per la sua dura e commovente “Lettera a un camorrista”. Premiati  con 3° premio i ragazzi della 5°A  e 5°C per i disegni e i cartelloni, secondo premio alla 5°A per una favola. E ancora, terzo premio a due alunni della 3°A per un filmato e alla 3°C per un cartellone/racconto. Infine, altro secondo premio alla 3°E per un fumetto animato. La felicità l’entusiasmo negli occhi dei giovani alunni al ricevimento delle pergamene, testimonia che le idee e la fantasia sono terreno fertile per l’attecchire di valori sani e giusti.
Stupisce e rincuora che ragazzi così giovani siano in grado di esprimere con tanta forza ed emozione il dolore della morte, la violenza, tutto il male rappresentato da un sistema criminale cieco e distruttivo e, al contempo, siano stati capaci di capire e raccontare l’importanza e l’immortalità della figura di Don Diana, che dona speranza, desiderio di pace e amore per la propria Terra. Forse è anche merito dei docenti e della Dirigente dello Stroffolini, Maria Carmina Giuliano, che hanno saputo coinvolgere e indirizzare i ragazzi in questo percorso. Segno inequivocabile del fatto che la scuola pubblica, anche se spesso osteggiata e lasciata sola, non si ferma mai nel suo fondamentale impegno di formare cittadini e non solo studenti.
Luisa Ferrara