venerdì 22 febbraio 2013

Terra violata.


Da Il caffè del 16 Febbraio 2013.


GRANDE FOLLA ALL’INCONTRO SU SVERSAMENTI ABUSIVI E ROGHI DI RIFIUTIORGANIZZATO DA ALCUNE ASSOCIAZIONI CITTADINE. DON ANTONELLO GIANNOTTI: RIUNIONI MENSILI SULL’ARGOMENTO.
Una musichetta allegra e rilassante, le immagini di rifiuti abbandonati e il fumo nero dei roghi. Cose inconciliabili, messe però assieme da Romano Montesarchio nel video che ha aperto l’incontro “Terra Violata”, probabilmente per sottolineare l’assurdità di queste situazioni. «Questa è un’emergenza sanitaria» spiega nell’intervento di apertura Giuseppe Tescione di OsservAzione, «che vede purtroppo tra i responsabili la malavita organizzata, ma anche i cittadini comuni che, per incuria, ignoranza o inciviltà, sversano il frigorifero, il materasso, il seggiolino per auto dei bambini, non sfruttando i servizi messi a disposizione dalle nostre amministrazioni». E chiude: «Qui si muore di cancro, e ciò è frutto della malagestione della cosa pubblica degli ultimi 30 anni. Non ha colori politici». Uno schiaffo in faccia.
Così si è aperto l’incontro tenutosi venerdì 8 febbraio presso la sala Moscati della chiesa del Buon Pastore a Caserta, una tavola rotonda sul grave problema degli sversamenti abusivi e dei roghi tossici di rifiuti nel territorio casertano, organizzata dal Com.E.R. (Comitato Emergenza Rifiuti), da OsservAzione e dal circolo Legambiente di Caserta. L’incontro ha visto la partecipazione di tantissimi cittadini, che hanno affollato la piccola saletta, messa a disposizione da Don Antonello Giannotti, portando con sé tanta indignazione e tante domande. Al convegno hanno partecipato, oltre al parroco, il magistrato Raffaele Piccirillo del Tribunale di Napoli (noto per aver ordinato il sequestro della discarica sita nella zona Lo Uttaro) e il dott. Gaetano Rivezzi, dell’Associazione ISDE Medici per l’ambiente. Ha moderato la tavola rotonda la giornalista Marilù Musto de Il Mattino di Caserta, che già più volte si è occupata di tali tematiche.

L’allarme sociale è forte ormai già da qualche anno, e la popolazione comincia ad essere molto preoccupata per l’alto rischio sanitario legato alle varie forme di smaltimento illecito dei rifiuti, ovvero discariche abusive, sversamento di veleni nelle campagne e roghi di rifiuti. Tra le provincie di Napoli e Caserta c’è purtroppo una zona franca dove tutto è possibile, dove non c’è controllo, dove la legge non ha potere. Tonnellate e tonnellate di rifiuti, talvolta pericolosi, vengono abbandonati ogni giorno nelle campagne coltivate, ai lati delle strade o nei canali, inquinando terreni e falde acquifere, o sono dati alle fiamme per far posto ad altri rifiuti, impedendo così anche di risalire ai responsabili dello sversamento.
Il dott. Rivezzi ha evidenziato i dati allarmanti sulla mortalità per patologie oncologiche che, secondo un recente studio dell’Istituto per i tumori Pascale di Napoli, negli ultimi 15 anni è aumentata solo nel napoletano fino al 47% e nel casertano del 28,4% tra gli uomini e del 32,7% tra le donne. Specifici studi sulla presenza di diossina nel sangue di donne campane, hanno rilevato tassi alti di presenza della sostanza molto al di sopra della norma, pericolosi per lo sviluppo del feto e per la salute del bambino.
Nonostante, a più voci, gli amministratori pubblici abbiano dichiarato la fine dell’emergenza rifiuti, in tutta la conurbazione urbana casertana e in particolare nelle strade di confine tra i vari comuni, è aumentato vertiginosamente il fenomeno dell’abbandono dei rifiuti e dei conseguenti roghi. Un enorme affare per la camorra, in particolar modo per il clan dei casalesi, che, con la collusione di parte della politica e dell’imprenditoria locale, compie ogni giorno questo scempio. Così, una regione naturalmente predisposta all’agricoltura e all’allevamento, si ritrova a contrastare un inquinamento pericoloso per l’ambiente e per la salute, senza poter contare su leggi adeguate che davvero puniscano i responsabili di tali crimini.
Il magistrato Raffaele Piccirillo denuncia con veemenza, già da diverso tempo, la mancanza di pene commisurate ai danni perpetuati all’ambiente dalla criminalità o da incoscienti imprenditori affaristi collusi con essa. Quello che più fa male ai cittadini, è l’assistere al silenzio assordante delle Istituzioni su queste problematiche, e la terribile sensazione di essere soli a lottare contro i mulini a vento.

C’era il rischio che passasse un decreto, presentato dal governo negli ultimissimi giorni del proprio mandato, che permettesse di incenerire rifiuti all’interno delle cave. Ciò avrebbe portato a situazioni ambientali rischiosissime per le persone, soprattutto in città che hanno le cave a un tiro di schioppo. «Siamo contrari a ogni norma, come quella dello schema di decreto in esame alla Commissione Ambiente della Camera lunedì prossimo, che ipotizzi l’autorizzazione a trattare rifiuti nei cementifici», aveva detto sia all’incontro sia in una nota stampa il sindaco Pio Del Gaudio.
Nel frattempo lunedì 11 febbraio è passato, e la Commissione Ambiente ha espresso il proprio parere contrario al decreto, scongiurando quindi ogni rischio per la salute dei cittadini. Il sindaco, però, sottolinea la necessità per Caserta di avere un impianto di trattamento dei rifiuti. «Non un inceneritore e non in zona Lo Uttaro. Lo dico anticipatamente e in maniera netta per bloccare ogni polemica e ogni strumentalizzazione», tranquillizza il primo cittadino. Resta da vedere di cosa si tratterà. Lunedì scorso c’è stato il primo incontro con le associazioni per decidere. «Auspico che il confronto continui proficuamente» fa sapere Del Gaudio in un comunicato «e sia unicamente improntato al fare, piuttosto che a pregiudizi o configurazioni di scenari più ampi delle opportunità e delle urgenze che interessano Caserta».
Ricordiamo che una parte della discarica di Lo Uttaro è ancora piena di rifiuti. Giovanni Romano, assessore regionale all’Ambiente, ha fatto sapere che sono stati stanziati 150 milioni di euro per interventi di compensazione ambientale, 10 dei quali sono per il ripristino dell’area di Lo Uttaro. La bonifica, però, non inizierà a breve: infatti, solo ad aprile inizieranno le gare d’appalto. Insomma, prima o poi la bonifica si farà. Il problema è che non si sa quando.
Nel suo intervento, Don Antonello Giannotti - che propone di fare riunioni mensili per discutere dell’argomento rifiuti e ambiente sul nostro territorio - ha dichiarato che dei 170 funerali celebrati nella sua chiesa lo scorso anno, 150 erano di morti per cancro. Se le cose continueranno così si rischia «un esodo biblico», dice il parroco. E probabilmente è anche arrivato il momento di dire basta a tutto ciò.

 Luisa Ferrara e Donato Riello




giovedì 7 febbraio 2013

Se una notizia è bella...


Da Il caffè del  3 febbraio 2013


E’ facile che ascoltando il Tg regionale della Campania o leggendo i vari giornali online, locali e non, si apprendano notizie non sempre “belle” su quello che accade in Campania. Del resto c’è il sentore un po’ generale che le belle notizie non siano vere e proprie notizie, ma in qualche modo “propaganda”, o al massimo “promozione”. Quindi raccontare i problemi, è più o meno, la regola.
Vivere in Campania non è semplice: si prova quotidianamente il forte contrasto tra la consapevolezza delle grandi potenzialità del nostro territorio, e l’incapacità o la non volontà di saperle sfruttare al meglio.
Si sente parlare a volte di inciviltà diffusa, di non rispetto delle regole, di rifiuti abbandonati per strada, di roghi tossici non denunciati, e tanto altro ancora. Ma la Campania è fatta anche degli autobus senza gasolio, delle corse dimezzate della Circumvesuviana, delle strade piene di buche, di giovani laureati che emigrano al Nord o all’estero, dei disoccupati talmente disoccupati, che ormai si sono “organizzati”.
Siamo un popolo talmente mancante di speranza e succube della rassegnazione, che forse non sappiamo più cosa farcene della pizza, de sole e del mandolino.
Manca una volontà dall’alto nel cambiare le cose, l’intervento delle Istituzioni può dirsi saltuario, e purtroppo, poco incisivo.
Eppure palpiti di speranza, di voglia di cambiamento, arrivano, dalla gente, dalle persone comuni, quelle oneste e operose, che sono tante, spesso silenziose, spesso stanche.
Impianti fotovoltaici, è record. La Campania punta sull'energia pulita” -  possiamo leggere su Repubblica online, ed esser fieri di essere il primo capoluogo di Provincia con più megawatt di energia pulita prodotta: solo a Caserta, secondo l’Enel, più di 1893 allacci, a Napoli 1631, a Salerno 1357, a Benevento 873.
L’Ansa scrive: “ Nel corso del terzo trimestre del 2012 torna in territorio negativo la dinamica delle esportazioni dei distretti tradizionali del Mezzogiorno, monitorati da Intesa Sanpaolo. Fa eccezione la Campania dove hanno sperimentato buoni ritmi di crescita le esportazioni del distretto del caffè e della pasta napoletana e delle Conserve di Nocera….”.
I prodotti tipici locali, vincono ancora, nonostante il forte inquinamento del nostro territorio e la mancanza di accertamenti di responsabilità e bonifiche. Segno che molte zone, forse, sono ancora salve, e che siamo riusciti in parte a preservare ciò che ci dà lavoro e vita, perché non continuare a farlo?
Una notizia su tutte mi ha colpito: dal sito web della rivista Denaro.it, versione online della storica rivista economica cartacea campana, si legge di nuove tecnologie in grado di “telerilevare” l’inquinamento delle acque e del territorio: “Il velivolo (Atr 42 MP della Guardia costiera) è dotato di una sofisticata strumentazione (Radar SLAR) in grado di operare il telerilevamento e il controllo del territorio e di restituirne poi una attenta fotografia relativa alle fonti di inquinamento. E’ cioè in grado di attivare una mappa di alert ambientali di varia natura perché il corpo delle capitanerie lo ha allestito e dedicato alle finalità istituzionali di monitoraggio ambientale”.
Alcuni test sono già stati effettuati sul litorale Domitio , sul Volturno e sul Sarno. Sembra che la Regione Campania voglia stipulare una convenzione con la Guardia Costiera, per un progetto di monitoraggio della “Terra dei fuochi” per la lotta contro i roghi abusivi tossici e per rilevare discariche abusive nascoste e prevenire gli sversamenti da parte delle ecomafie. Un progetto sicuramente ambizioso, ma certamente necessario, che auspichiamo possa realizzarsi nel più breve tempo possibile.
Ciò che forse manca, e sarebbe necessario in un processo di questo tipo, è l’inasprimento delle pene per i reati contro l’ambiente, altrimenti si rischia di continuare a investire denaro e forze in battaglie lunghe e fondamentali senza alcuna certezza che chi ha commesso crimini ne paghi le conseguenze, vanificando l’operato di forze dell’ordine, Istituzioni, magistrati e cittadini. 

Luisa Ferrara