domenica 20 gennaio 2013

Raccontare non è speculare.



Credo che Roberto Saviano, in quanto essere umano, possa essere criticato assolutamente, ma dargli colpe che non ha mi sembra assurdo. Quei manifesti sono ridicoli, e chi li ha fatti ha la responsabilità, ancora una volta, di far fare un passo indietro a Scampia. E non perché non si farà la fiction, di cui non è detto che si debba sentire l'esigenza, ma perché si avalla l'ipotesi che raccontare le cose significhi avere la colpa di quello che accade. Deplorevole concetto, camorristico e mafioso.

L'ho scritto stamattina su Facebook, commentando il post di un collega.

Fiction o non fiction? Non è questo il problema.

Sicuramente a Scampia serve altro, serve tanto, partendo dal legittimare e dar luce al lavoro che tante associazioni, e tante brave e oneste persone, fanno ogni santissimo giorno sul territorio. E' giusto lottare affinché tutto questa venga fuori e vada finalmente dinanzi alle telecamere, ma non si può trattare Saviano come uno che gode delle miserie di Napoli e provincia per "farsi i soldi sopra". Questo farebbe il gioco di chi finora lo ha denigrato affinché si spaventasse e non raccontasse più. Ma raccontare i fatti talvolta è un modo per uscire allo scoperto, e cominciare ad ammettere i problemi, prima di trovare il modo di risolverli. E per risolverli, ahinoi, non basta la penna di uno scrittore o di un giornalista, ma serve grande morale, coscienza civile, interesse dello Stato, azione politica.

Non ce lo dimentichiamo.




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