lunedì 10 settembre 2012

Inquinamento e salute nella Terra dei Fuochi.

Eccomi tornata dopo una calda estate, tra giorni vacanzieri e pensieri su tanti progetti e "sfumature di vita".
Si torna a scrivere, non che si fosse smesso di informarsi. Ho voluto riprendere con un argomento lasciato in sospeso a fine luglio, che ho deciso di affrontare parlando con una cara amica che lo sta vivendo in prima persona. Caivano, in provincia di Napoli, è l'esempio di un territorio lasciato a se stesso e che i cittadini provano a difendere. Roghi tossici infestano la provincia di Napoli e Caserta ormai da tempo, nell'indifferenza generale. Salute e natura sono in pericolo, e bisogna dare l'allarme come si può per attirare l'attenzione su queste vicende.

Con la mia rubrica, partendo anche stavolta dal movimento che si crea online e in particolare sui social network, ho provato a raccontare "qualcosa". Ve la riporto qui come sempre, anche se vi preannuncio che nelle prossime settimane cercherò di approfondire ulteriormente l'argomento.


Alcune immagini del disastro pescate online:

lagazzettacampana.it

pupia.tv

vesuvius.it



Da  Il caffè del  7 settembre 2012

Per quanto la crisi economica preoccupi, così come la mancanza di certezze, e diciamolo, di sicurezze anche in termini strettamente “monetari”, ci sono fattori forse ancora più importanti, ma talvolta trascurati, che meriterebbero attenzione, oltre che un’ indignazione estemporanea, come spesso accade.

Abbiamo parlato in passato dei gruppi Facebook “Ciò che vedo in città” che fanno un lavoro concreto di “guardiani della città”, facendo riprese, foto, incontri, dibattiti e allertando le Istituzioni e le forze dell’ordine e denunciando ciò che non va, che sia visibile o più nascosto (discariche abusive o sospette, strade rotte, non rispetto da parte dei cittadini di divieti o passaggi per pedoni e disabili, e tanto altro ancora). Il corretto funzionamento della città come polis (ricordate la polis greca, che prevedeva l’attiva partecipazione di tutti i cittadini alla vita politica?), ma anche la prevenzione della salute dei cittadini, sono cardini importanti per gli urban whatcher.
Non è questa l’unica iniziativa degna di nota che parte e si sviluppa attraverso la Rete. Dal 2008, ad esempio, è attiva su Facebook la pagina “La Terra dei Fuochi”, che cerca di dare voce al sito web www.laterradeifuochi.it, un vero e proprio spazio di monitoraggio ambientale sugli effetti delle ecomafie e sul fenomeno dei roghi tossici di rifiuti speciali. Un lavoro complesso e difficile, che si basa sulla collaborazione di tutti i cittadini che vogliano segnalare roghi sospetti. I creatori della pagina denunciano che “tra Napoli e Caserta c'è un territorio tristemente denominato la Terra dei Fuochi. In aggiunta alle innumerevoli discariche e inquinamenti vari, qui, come se non bastasse, gli incendi dolosi di Rifiuti Speciali non conoscono sosta (…)  in questi incendi, detti oramai roghi, si brucia di tutto. A essere dati alle fiamme sono Rifiuti Speciali, materiali che non andrebbero bruciati e neanche gettati in strada. Tanto meno nelle campagne, in prossimità di allevamenti, frutteti e coltivazioni d'ogni genere.”  
Se si scorre la pagina web, come quella Facebook, il tutto appare davvero inquietante e sconcertante: sembra che l’hinterland napoletano, come quello casertano, siano completamente dimenticati e lasciati in balia di questi atti criminali e sconsiderati. Sembra che niente possa fermarli. La sola cosa che fa sperare è l’attenzione della gente, le segnalazioni che arrivano. Le denunce e la ribellione a tutto ciò.

E’ passata un’altra estate e a tanti roghi di piromani che hanno minacciato la nostra natura, si sono affiancati ancora roghi di rifiuti. I titoli dei giornali locali ripetono poche frasi: roghi tossici/rifiuti/pericolo diossina/fumo nero/fumo tossico, come un’avvilente nenia. La gente è stanca, esasperata, a Caivano ci si affida alla Chiesa e si prega la Madonna. Molti volontari si muovono insieme al parroco Padre Maurizio per sorvegliare la zona. La gente si ribella, ma non trova interlocutori, come accade spesso da queste parti. Ben quattro Vescovi si sono appellati alla politica, senza grandi risultati. Sembra che solo il Prefetto si stia interessando alla vicenda, chiedendo ai Sindaci di fare quello che possono per arginare la situazione, ovvero rimuovere i rifiuti evitando che restino per strada, senza perdersi in dispute di confine e di responsabilità. I Sindaci dal canto loro lamentano mancanza di fondi e dunque l’impossibilità di fare bonifiche ai territori disastrati. Ma dov’è la Regione Campania? Perché non se ne interessa?

La pagina Facebook “Voce per tutti” nata per raccontare Caivano senza censure, e facente riferimento al sito www.vocepertutti.it, già da Aprile dà spazio al movimento #Occupy Caivano che ha lo scopo di riflettere sullo stato di salute della cittadina, attraverso tre linee guida: ascoltare, condividere, fare.
Il Coordinamento Comitati Fuochi composto da diverse associazioni e movimenti, sta portando avanti, invece, una raccolta firme che riguarda tutti i Comuni tra Napoli e Caserta interessati dal disastro ambientale per fare una denuncia ufficiale alle Istituzioni. Il Coordinamento vuole porsi come una sorta di “giudice controllore” di questa situazione di emergenza, segnalando ciò che non va e pretendendo ascolto. Della serie, uniti si è più forti.

Grande preoccupazione ha destato in questi ultimi giorni d’agosto l’incendio delle ecoballe stoccate ad Acerra: ecoballe che nascondono copertoni d’auto triturati che dovevano esser fatte sparire in qualche modo, in qualunque modo e anche molto velocemente.

Quali sono gli interessi che si nascondono dietro l’incuria, l’abbandono, l’inerzia, l’accettazione di tale scempio? Possibile che politica e imprenditoria locale connivente non provino vergogna alcuna? Che cosa promette la camorra a chi permette ciò? Quanto denaro? Quanta vana gloria? Quali carni e frutti mangiano e quale acqua bevono i figli di questi individui? Quanta ignoranza e sete di morte pervade il cuore e la mente di questa gente? Questi sono mostri non sono persone. Assassini che meriterebbero l’ergastolo. Inaspriamo le pene per reati ambientali e perseguiamo i responsabili una volta per tutte. Allora potremmo ritenerci un popolo civile in una terra libera.

Luisa Ferrara  

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