martedì 31 luglio 2012

Monti e la spending review.




Da Il caffè di Sabato 28 Luglio 2012 


Dalla pagina Facebook: "Ci pisciano in testa e ci dicono che piove"


Tra un politico corrotto e un altro, ultimo Formigoni, tra l’annunciato ritorno di Berlusconi, gli Europei e poi le Olimpiadi, lo spread che sale e scende, Monti resta lì, come unica sicurezza, lui e i suoi tecnici che hanno “salvato l’Italia” e che stanno cercando, almeno secondo gli intenti e le notizie ufficiali, di non farla inabissare ulteriormente.
I giornali titolano: “Monti ai partiti: la situazione è seria, ma no allarme”; “Piazza affari in rialzo, spread sopra i 520 punti”; “Istat: vendite al dettaglio in calo”, e così via, in un flusso di notizie preoccupanti, e tra domande su domande che attanagliano gli Italiani.
Online fioccano ovviamente battute e critiche, al giorno d'oggi sembra che chiunque possa esercitarsi al meglio nel fare satira. Tra cartelli e immagini ironiche che girano su Facebook nei vari gruppi a sfondo politico o sociale o da parte di singoli utenti, e fra le brevi battute su Twitter, ci si consola in qualche modo, ci si ribella, ci si sfoga, come se questo bastasse

“#Monti suggerisce di ispirarci a San Francesco. Vorrei ricordargli che il santo non si spogliava dei beni degli altri.”, scrive La Sora Cesira, mentre il Creattivo chiosa con più irritazione: “#Monti :"abbiamo finito le munizioni". Noi invece i fucili e i forconi ce li abbiamo belli carichi. #Montidimettiti".

Qualcuno ironizza più delicatamente: “#Monti: «Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla prossima generazione». Un tecnico li tassa entrambi”, ma il sentore purtroppo è lo stesso.

Gli italiani sono stanchi di pagare e fare sacrifici per errori di cui non sono completamente responsabili. C’è una parte d’Italia corrotta, una parte che evade le tasse, ci sono i soliti furbetti del quartierino, ma ci sono tanti italiani onesti che dopo anni di sacrifici per una vita da classe media con un benessere modesto, si sentono di perdere tutto o quasi, e c’è una gran fetta di persone che vira davvero verso la povertà. Di quest’ultima bisogna sicuramente occuparsi in fretta, così come di tutti quei giovani che hanno bisogno di lavorare.
E lo spettro di possibili tagli agli stipendi statali o delle tredicesime spaventa gli italiani che lavorano nel settore pubblico, mentre la crisi economica continua a far fallire aziende e a provocare licenziamenti nel privato. In questo contesto non c’è spending review (revisione della spesa pubblica) che rassicuri. Si è parlato di tagli alle Province (talvolta cancellazione), di più soldi ai comuni, di tagli alla sanità (ancora?) e di altre riduzioni di spesa (tagli ad Enti, vendita del patrimonio pubblico, etc.). Si spera di sentire e vedere applicata sempre più una razionalizzazione dei costi, invece che “tagli” generici. Del resto, è bene ricordare, che se l’Italia non avesse avuto un debito pubblico accumulato nei decenni così alto, forse oggi noi non saremmo in una situazione così grave, a un passo dal baratro. Qualcuno lo faccia notare a chi oggi vorrebbe spiegare a Monti come governare, quando l’ha fatto, evidentemente male, per 20 anni e più. 

Luisa Ferrara 

mercoledì 25 luglio 2012

Uguaglianza e intercettazioni. Quando anche Napolitano delude.


Da Il caffè del 20 Luglio 2012 




Anche nel mondo dell’informazione esistono mode. Notizie che “tirano” più di altre, termini che rimbombano nell’immaginario collettivo fino a risultare ripetitivi ed estenuanti. In un batter d’occhio cambiano i “trend” anche sui social network. Da “Napolitano” (per la storia delle intercettazioni) ad “Arcore” (per il ritorno di Berlusconi in politica), dai “Deep Purple” (per la morte del tastierista della band) a “Nelson Mandela” (per il suo compleanno, 94 anni). E così via come in un flusso senza fine, in cui talvolta perdersi, anche per i più attenti, non è difficile. Con il rischio che qualcosa rimanga al buio, che di qualcosa si parli inevitabilmente di meno, nonostante non sia meno importante di altro.

Manca solo un giorno all’anniversario della morte di Paolo Borsellino, 20 luglio, strage di Via D’Amelio, ma già in qualche modo se ne sta parlando, già a molti è venuto in mente il sacrificio di alcuni giudici italiani per l’amore della verità. Le “colpe” del giudice Borsellino, così come per Falcone, probabilmente risiedono nell’aver cercato di indagare su cose su cui non si poteva indagare. In tanti oggi parlano di una trattativa Stato-mafia, e grazie ad alcune indagini e agli interrogatori ad alcuni  pentiti si sono fatti anche i nomi. Ma si tenta di nascondere, di infangare, di far passare tutto in sordina, com’è nello stile Italiano, quello di non far mai luce sulle grandi tragedie e sugli eventi storici di questo paese, ma nicchiare, passar oltre, nel tentativo di far cadere tutto nel dimenticatoio, per salvaguardare “gli interessi della democrazia” o forse, quelli di pochi. In questo contesto in tanti, non hanno capito, non hanno accettato, l’atteggiamento di Giorgio Napolitano.

Il fatto. La Procura della Repubblica di Palermo ha deciso di non distruggere alcune intercettazioni che coinvolgono, anche se indirettamente, il Capo dello Stato, nelle indagini sulla trattativa Stato-mafia. Il Presidente della Repubblica si è opposto a questa decisione, giudicando le intercettazioni “lesive di prerogative attribuitegli dalla Costituzione”, L’unica giustificazione data da Napolitano ha riguardato il dovere di non creare precedenti “grazie ai quali accada o sembri accadere che egli non trasmetta al suo successore immuni da qualsiasi incrinatura le facoltà che la costituzione gli attribuisce". Dal canto loro i magistrati ritengono di aver rispettato le regole e di non aver leso l’immunità del Presidente.
Le reazioni politiche sono state diverse e inaspettate, ma è l’opinione pubblica ad essere più amareggiata e delusa. Online sono tanti i commenti che riassumono la situazione: “I drammi della vita: svegliarsi Napolitano e sentirsi come un cittadino intercettato qualunque”, oppure: “Caro Pres. #Napolitano,lei avrà certamente tutte le ragioni, ma io quando vedo uno terrorizzato dalle proprie #intercettazioni, mi spavento.” E ancora: #Napolitano chiede di distruggere le intercettazioni che lo riguardano insomma non ho niente da nascondere ma lo nascondo lo stesso”.
Le critiche non sono affatto velate, e il sentore generale rispecchia questo punto di vista: “Ho sempre considerato #Napolitano un ottimo Presidente. Ma ora che toccano lui, le intercettazioni sono scomode? MI spiace,non funziona così”.
D’altro canto ci sono i soliti garantisti che ribadiscono (mai come questa volta) l’esigenza di fare una legge che limiti le intercettazioni, come già si provò a fare ai tempi di Berlusconi.  Questo sembra il momento migliore per riproporla. E ci sono quelli, come l’Idv, che criticano totalmente l’atteggiamento ambiguo del Presidente. Il PD sembra proteggere Napolitano, così come l’Udc, per rispetto alla figura dell’uomo del Colle. Ma basta davvero la fiducia in un uomo a placare gli animi? Per l’ennesima volta si ha la sensazione di non essere tutti uguali davanti alla legge, e di non poter mai e poi mai accedere, in questo Paese, alla verità storica e politica. 


Luisa Ferrara 

domenica 15 luglio 2012

L'importanza dei luoghi nel cinema.




 Da Il caffè del 13 Luglio 2012




Si è conclusa sabato 7 Luglio una manifestazione culturale tra le più interessanti e innovative della Campania, l'Ischia Film Festival, ovvero il Festival Internazionale delle Location Cinematografiche. Ben settantasette film in proiezione, nella suggestiva location del Castello Aragonese d'Ischia, con quattro luoghi di proiezione per Cortometraggi, Documentari e Lungometraggi. Turisti, ischitani e addetti al settore da tutta Italia, in tanti hanno affollato il centro di Ischia e il Castello nella settimana del Festival, cominciato il 30 Giugno.

Sette giorni di proiezioni, convegni e incontri, per una kermesse che si propone di essere il punto di riferimento per tutti quei racconti cinematografici che danno risalto ai luoghi, con la loro storia e la loro identità più profonda. Oltre ai film in Primo Piano, particolare risalto quest'anno è stato dato alla Location Sociale e alla Location Negata, per raccontare il mondo con un occhio critico e impegnato. Tanti i registi e gli attori sbarcati ad Ischia per raccontare la propria esperienza, da Francesco Patierno, regista di "Cose dell'altro mondo" a Mattia Sbragia, attore nel film "Diaz". E ancora, Fabrizio Cattani con il suo controverso "Maternity Blues" e con le attrici Marina Pennafina e Chiara Martegiani, Uccio de Sanctis per il suo primo film comico "Non me lo dire" con l'attrice Mia Benedetta, Luca Ragazzi e Gustav Hofer protagonisti di "Italy love it or leave it" docu film sul nostro Belpaese. Per l'ultimo film di Pupi Avati, "Il cuore grande delle ragazze", hanno raccontato la propria esperienza Andrea Roncato e Stefania Barca.
Ma aldilà dei grandi nomi, sono talvolta quelle piccole proiezioni provenienti da tante parti del mondo, a scaldare i cuori, a colpire nel profondo. L'Africa raccontata da "Inside Africa" , "La sorgente dell'amore" e "Virgen Negra", la Sicilia di "Ristabbanna", "La casa dei trenta rumori" , "Damiano" e de "La crociera delle bucce di banana". Tante le sfaccettature di Napoli proposte da    "(R)esistenza" documentario su Scampia e  "Napoli 24", summa dello sguardo di ben 24 registi (in 3 minuti ciascuno). Non solo uno spettacolo per gli esperti del settore, ma anche per tante persone comuni appassionate, che facendo un semplice accredito culturale hanno potuto viaggiare ed emozionarsi tra storie, paesaggi e scenari talvolta sconosciuti. Come la Roma dei luoghi del cinema, L'Aquila post sisma, la Grecia del film "Immaturi" di Paolo Genovese, le Hawaii di "Paradiso Amaro" di Alexander Payne con George Clooney, l'Alaska di "Qualcosa di Straordinario", l'Irlanda di "This must be the place" di Paolo Sorrentino. Ma questi sono solo pochi esempi.

Diversi convegni sulle tematiche del cineturismo hanno arricchito le giornate del festival di nuovi contenuti e buoni propositi per gli "addetti ai lavori" arrivati da tutta Italia. Lo scopo è trovare il modo di far capire che il cinema è cultura, appartenenza, rilancio economico e sociale, dunque una grande opportunità che va colta e non pensata come "l'oro di pochi".  Un messaggio alle Isituzioni e agli attori economici, affinché non si smetta di investire in settori fondamentali per il nostro Paese, che del bel cinema e dei bei luoghi dovrebbe essere portabandiera nel mondo.
Il primo premio per la sezione Documentari quest'anno è andato a "Le Bonheur", storia di un uomo che percorre a piedi la sua Francia alla ricerca della felicità, mentre per la sezione Miglior Cortometraggio è stato premiato "Oroverde" ambientato in una Puglia lontana. Il corto "Dashnamoure" è stato premiato per la sezione "Location negata" raccontando l'Armenia devastata dal terremoto. La migliore scenografia è stata quella del discusso "Diaz" sui fatti di Genova del G8 2011, mentre la migliore fotografia è andata a "Il pescatore di sogni", la strana storia di uno scienziato inglese che tenta di introdurre il salmone nelle acque dello Yemen.
Tra menzioni speciali e foreign awards si è chiusa anche quest'annata, intensa e gustosa come un buon vino maturo. E' finita così la decima edizione, con l'entusiasmo e la grinta di sempre da parte degli organizzatori, Enny Mazzella e Michelangelo Messina, e con il grande aiuto di tutti i volontari che ogni anno rendono possibile questo Festival.


Luisa Ferrara