mercoledì 13 giugno 2012

"Garanzie nelle Comunicazioni" o nelle nomine?

Da Il caffè dell'8 Giugno 2012




I meno giovani conoscono sicuramente il significato della sigla Agcom, le nuove generazioni dovrebbero presto imparare a conoscere le funzioni dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (www.agcom.it). Perché? Semplice, questo organo dovrebbe assicurare il pluralismo nel settore dell’editoria e della radiotelevisione, tutelando le libertà dei cittadini rispetto a ciò che è scritto nella Costituzione, vigilando su una corretta concorrenza tra gli operatori del mercato. Ciò però purtroppo in Italia non accade.
“Conflitto di interessi” e “duopolio” sono termini di cui senza dubbio i più attenti avranno sentito parlare nell’era berlusconiana. Ma il problema più profondo, forse, attanaglia proprio la RAI, la nostra azienda di Stato, il cui Cda (Consiglio d’Amministrazione) è a nomina politica. 
Ma se l’Agcom fosse indipendente da interessi politici ed economici, come auspicato alla sua creazione, probabilmente potremmo stare tranquilli del suo lavoro sia imparziale. E invece sembra di no, perché anche i membri di questo ente sono scelti dalla politica, per nomina diretta del Governo in carica.
Questo sintetico preambolo mi serve a raccontarvi quello che è successo in questi giorni, in cui ancora una volta, le speranze di una nuova democrazia sono state disilluse. Quest’anno c’era chi, per le nuove elezioni dei membri dell’Agcom, aveva presentato al governo tecnico i propri curriculum per concorrere meritocraticamente. Ma a quanto pare questa iniziativa è stata snobbata, i membri sono stati scelti nuovamente dai maggiori partiti in combutta tra loro, e si è parlato ancora di “lottizzazione” e “spartizione delle poltrone”.
La polemica online è cominciata già prima delle nomine, dove c’è chi ha chiesto: “Quello che non torna delle candidature dal basso per l’#Agcom: intanto, dove si manda il curriculum???”. Domanda valida, dal momento che non è stato creato un ufficio predisposto ad accogliere le candidature, ma sono arrivate in modo confuso a Montecitorio, centinaia al giorno, poco prima delle nomine. Tanto che qualcuno ironizza: “Pare che anche Pippo e Topolino si siano proposti come commissari”. E ancora il 30 maggio, sempre su Twitter: “#trasparenza ex-ante: all'#Agcom ora ci vuole qualcuno così bravo da capire come candidarsi senza chiedere favori”.
Ovviamente potrete  immaginare cosa sia accaduto dopo le nomine. Qualche commento, solo per fare un esempio: “Altro che commissari indipendenti, l'#AgCom, come al solito, viene lottizzata” oppure  “#Agcom: ecco i nomi, oggi voto. Curricula ignorati, scelta in mano ai partiti.”
C’è chi, anche tra i rappresentanti politici d’opposizione, ci va giù pesante sfogandosi online. E’ il caso di Di Pietro, molto arrabbiato, il quale dichiara: “Curricula usati come carta da cesso.” Altri si chiedono perché secondo Bersani del Pd la Rai vada liberata dai partiti, e questa regola non valga per l’Agcom. Bella domanda. Ancora ironia, sempre più amara, ma mano che scorro le pagine: “Aggiungi un posto a tavola, c'è un amico in più, se sposti un po' la seggiola stai comodo anche tu, gli amici a questo servono #AgCom#Privacy”.
I nomi degli eletti potrete trovarli su qualunque giornale, così come il numero di preferenze ricevute dai partiti coinvolti, ovvero Pdl, Lega, Pd e UDC. A quanto pare, secondo le ultime notizie, Idv e radicali hanno intenzione di fare ricorso al Tar. Mentre SEL, attraverso il suo segretario Nichi vendola, si è espressa così: “Quello che è accaduto ieri con le nomine Agcom è una ferita che apre scenari problematici. E’ una pagina nera che per me può pesare moltissimo sulla scena politica italiana. Come si può immaginare che questo non fosse un terreno di lotta politica, in un Paese che ha vissuto il conflitto di interesse, un Paese in cui l’anomalia italiana nel mondo è stata percepita soprattutto come un’ipoteca drammatica sul pluralismo? 

Chissà come andrà a finire il prossimo appuntamento con la “democrazia nelle comunicazioni”, ovvero quello dell’asta per le frequenza televisive, annunciata da Monti, in alternativa al beauty contest. Sarà l’Agcom a fare le regole per il bando di gara, assieme alla Commissione Europea. Vi sentite più tranquilli?


Luisa Ferrara 

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