domenica 29 aprile 2012

L'antifascismo ai tempi degli smartphone.

Da Il caffè del 27 Aprile 2012




Una rappresentazione simbolica della Resistenza dell'Italia al nazifascismo 





E pensare che i partigiani hanno fatto tutto senza gli smartphone”, scrive uno dei tanti utenti di Twitter che ieri ha commentato la giornata del 25 Aprile, esprimendo, tra l’altro, un pensiero che probabilmente molti tra quelli con più spirito di osservazione, hanno avuto. Sono cambiati i tempi, è proprio vero. Certo sono passati anche 67 anni, e il ricordo, la memoria storica, affievolisce. Se ne stanno andando i nostri eroi in carne e ossa, i nonni che hanno combattuto i fascisti, quelli “che hanno fatto la guerra” per liberare l’Italia da una dittatura, e che fortunatamente oggi sono ancora qui a raccontare (i pochi 80-90enni che non morirono allora e che non sono ancora morti per malattia o vecchiaia).
Che cosa resta di questa data, del 1945? Forse poco, troppo poco. Forse la generazione nata negli anni 80 è l’ultima a poter realmente capire il valore di quella data, ad aver vissuto in qualche modo, seppure indirettamente, le conseguenza di quella lotta interna tra italiani, tra fascisti e antifascisti. Gli altri potranno leggere dai libri di storia cos’è la Repubblica di Salò, chi era Mussolini, chi erano i partigiani, cosa ha rappresentato l’America per gli Italiani, e dell’errore/orrore delle leggi razziali. Ma i loro nonni non potranno raccontarglielo, non ci saranno più, tra qualche anno, testimoni viventi.
Facendo un giro online si può notare come vi siano ancora manifestazioni e cortei in varie piazze d’Italia, da Milano a Roma, così come in Campania a Formia e a Salerno e ovviamente Napoli. Sono spesso i Sindacati a insistere sull’importanza di questa festa, mentre ai partiti resta un ruolo più che altro istituzionale, che talvolta sembra anche un po’ svuotato.

E’ però leggendo le testimonianze delle persone, che si percepisce, forte e intatto, il valore di questa giornata. Su Facebook c’è chi cita Pietro Calamandrei: “Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”; c’è chi si lascia andare a sfoghi personali “stamattina ho partecipato alla manifestazione dei partigiani a Roma, è stato davvero bello credetemi mi sono emozionato...e volevo condividere questo pensiero con voi che oggi magari scenderete in piazza a Formia affinché riusciate più di me a capire il senso di questo anniversario e a capire che continuare a impigrirsi e far combattere ad altri le proprie battaglie non porterà a nulla di buono per noi stessi!”.
C’è chi elogia la Costituzione: “Senza nulla togliere alla Divina Commedia, al Decameron, all'Orlando Furioso, Promessi Sposi ecc, la Costituzione rimane personalmente il miglior "Libro" scritto da patrioti Italiani.

Tutti, in qualche modo, dicono la propria. Anche i nostalgici fascisti hanno potuto “usufruire” della libertà di parola ed espressione, talvolta inscenando cortei fascisti o attaccando manifesti pro Salò. Peccato che spesso in Italia si dimentichi che l’apologia del fascismo è un reato, peccato che tra i nostri politici vi siano persone che in passato non hanno nascosto le loro simpatie fasciste, peccato che vi siano ancora tanti fascisti tra gli ultras e qualche volta anche nelle forze dell’ordine.

Diversi gruppi fascisti, contro ogni buon senso, e quasi per ironia della sorte, continuano a formarsi e diffondersi in tutta Italia e ad aprire sedi. Penso a Casa Pound, che ha diversi centri sociali nel Paese, o ai Gud (Gruppo Azione Difesa), che spesso si macchiano di pestaggi come è successo nel caso di un ragazzo friulano, Patrick Dorella, “colpevole” di aver staccato dei manifesti fascisti contro il 25 aprile. Il “Messaggero Veneto” scrive che il nonno di Patrik aveva fatto la Resistenza ed è morto a gennaio, mentre il bisnonno era stato pestato e ucciso dalle camice nere nel 1937. Ecco che innocentemente, staccare quei manifesti, che tra l’altro dovrebbero essere illegali dato il contenuto, gli è venuto come un atto naturale e di rispetto verso la memoria della sua famiglia. Che gli è costato caro.

Non è si è quasi più liberi di essere antifascisti, siamo liberi di essere ancora Italiani?



                                                     Giorgio Gaber che canta Bella ciao, 
                                                   canto popolare italiano della Resistenza


Luisa Ferrara

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