domenica 29 aprile 2012

L'antifascismo ai tempi degli smartphone.

Da Il caffè del 27 Aprile 2012




Una rappresentazione simbolica della Resistenza dell'Italia al nazifascismo 





E pensare che i partigiani hanno fatto tutto senza gli smartphone”, scrive uno dei tanti utenti di Twitter che ieri ha commentato la giornata del 25 Aprile, esprimendo, tra l’altro, un pensiero che probabilmente molti tra quelli con più spirito di osservazione, hanno avuto. Sono cambiati i tempi, è proprio vero. Certo sono passati anche 67 anni, e il ricordo, la memoria storica, affievolisce. Se ne stanno andando i nostri eroi in carne e ossa, i nonni che hanno combattuto i fascisti, quelli “che hanno fatto la guerra” per liberare l’Italia da una dittatura, e che fortunatamente oggi sono ancora qui a raccontare (i pochi 80-90enni che non morirono allora e che non sono ancora morti per malattia o vecchiaia).
Che cosa resta di questa data, del 1945? Forse poco, troppo poco. Forse la generazione nata negli anni 80 è l’ultima a poter realmente capire il valore di quella data, ad aver vissuto in qualche modo, seppure indirettamente, le conseguenza di quella lotta interna tra italiani, tra fascisti e antifascisti. Gli altri potranno leggere dai libri di storia cos’è la Repubblica di Salò, chi era Mussolini, chi erano i partigiani, cosa ha rappresentato l’America per gli Italiani, e dell’errore/orrore delle leggi razziali. Ma i loro nonni non potranno raccontarglielo, non ci saranno più, tra qualche anno, testimoni viventi.
Facendo un giro online si può notare come vi siano ancora manifestazioni e cortei in varie piazze d’Italia, da Milano a Roma, così come in Campania a Formia e a Salerno e ovviamente Napoli. Sono spesso i Sindacati a insistere sull’importanza di questa festa, mentre ai partiti resta un ruolo più che altro istituzionale, che talvolta sembra anche un po’ svuotato.

E’ però leggendo le testimonianze delle persone, che si percepisce, forte e intatto, il valore di questa giornata. Su Facebook c’è chi cita Pietro Calamandrei: “Era giunta l'ora di resistere; era giunta l'ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”; c’è chi si lascia andare a sfoghi personali “stamattina ho partecipato alla manifestazione dei partigiani a Roma, è stato davvero bello credetemi mi sono emozionato...e volevo condividere questo pensiero con voi che oggi magari scenderete in piazza a Formia affinché riusciate più di me a capire il senso di questo anniversario e a capire che continuare a impigrirsi e far combattere ad altri le proprie battaglie non porterà a nulla di buono per noi stessi!”.
C’è chi elogia la Costituzione: “Senza nulla togliere alla Divina Commedia, al Decameron, all'Orlando Furioso, Promessi Sposi ecc, la Costituzione rimane personalmente il miglior "Libro" scritto da patrioti Italiani.

Tutti, in qualche modo, dicono la propria. Anche i nostalgici fascisti hanno potuto “usufruire” della libertà di parola ed espressione, talvolta inscenando cortei fascisti o attaccando manifesti pro Salò. Peccato che spesso in Italia si dimentichi che l’apologia del fascismo è un reato, peccato che tra i nostri politici vi siano persone che in passato non hanno nascosto le loro simpatie fasciste, peccato che vi siano ancora tanti fascisti tra gli ultras e qualche volta anche nelle forze dell’ordine.

Diversi gruppi fascisti, contro ogni buon senso, e quasi per ironia della sorte, continuano a formarsi e diffondersi in tutta Italia e ad aprire sedi. Penso a Casa Pound, che ha diversi centri sociali nel Paese, o ai Gud (Gruppo Azione Difesa), che spesso si macchiano di pestaggi come è successo nel caso di un ragazzo friulano, Patrick Dorella, “colpevole” di aver staccato dei manifesti fascisti contro il 25 aprile. Il “Messaggero Veneto” scrive che il nonno di Patrik aveva fatto la Resistenza ed è morto a gennaio, mentre il bisnonno era stato pestato e ucciso dalle camice nere nel 1937. Ecco che innocentemente, staccare quei manifesti, che tra l’altro dovrebbero essere illegali dato il contenuto, gli è venuto come un atto naturale e di rispetto verso la memoria della sua famiglia. Che gli è costato caro.

Non è si è quasi più liberi di essere antifascisti, siamo liberi di essere ancora Italiani?



                                                     Giorgio Gaber che canta Bella ciao, 
                                                   canto popolare italiano della Resistenza


Luisa Ferrara

lunedì 23 aprile 2012

Una coppa di speranze.

Da Il caffè del 20 Aprile 2012


Foto tratta da www.campaniasuweb.it

L’Italia e i partiti sembrano vivere un’enorme crisi, sotto tanti punti di vista. Per la prima la crisi economica, per i secondi una crisi dei valori che ricorda quasi la vecchia Tangentopoli. Ci sono uscite che arrivano inaspettate come fulmini in cieli non proprio già sereni, tipo il nostro Borghezio padano che propone di vendere la Campania e la Sardegna agli americani o ai russi. Ma ci si fa una risata guardando poi a tutto quello che realmente sta scuotendo la Lega. Hanno rubato sui rimborsi elettorali, soldi dei cittadini, anche peggio di altri partiti, e qualcuno ha ironizzato su Bossi dicendo “chi va con lo zoppo,impara a zoppicare” riferendosi al Pdl e a Berlusconi. La Lega si era sempre detta un movimento legato al territorio, ai cittadini, con forti radici, diversa dagli altri partiti dediti a fare affari, e invece, cosa è successo? E cosa dovremmo rispondere noi cittadini del Sud dopo questo scandalo? Dovremmo proporre di vendere la Padania? Ridicolo.
E’ tutto così bizzarro che vengo facilmente distratta dalle belle foto dell’America’s Cup di Napoli che vedo scorrere nella mia bacheca di Facebook così azzurra e sognante. Se ci fosse lo spazio vi pubblicherei qui tutte le foto che sono state scattate nei giorni delle regate, nei giorni del “lungomare liberato” così come è stato battezzato da miei giovani colleghi giornalisti napoletani.  A prescindere dall’interesse sportivo, che può anche non coinvolgere, è un qualcosa di estremamente emozionante vedere tanta gente riversarsi per le strade e godersi la città dinanzi alle telecamere di tutto il mondo. Mi hanno raccontato che a Pasquetta c’erano centinaia e centinaia di persone in giro, con pattini, biciclette e a piedi. Bambini liberi di scorazzare, senza la paura di auto in corsa. Un evento ben organizzato, che ha resistito, nonostante il tempaccio che ha accompagnato la gara. E’ questa la risposta silenziosa di una città che prova a risalire la china dopo anni di vessazioni politico-mediatiche. Questa forse è la vera politica del fare e non dei proclami, non solo una città libera dai rifiuti, ma che tenta di allinearsi a molte capitali Europee pur nelle più numerose difficoltà. Se ne è parlato tanto su Facebook, tra amici e non, di cosa serva adesso a questa rinascente Napoli. Più ZTL, ma anche più bus. Bisognerebbe terminare la metro e incentivare la circumvesuviana, invece di diminuire drasticamente le corse, come è stato fatto. Un Sindaco da solo, seppure con grande voglia di fare, non può fare molto. Dovrebbe esserci un concerto di intenti di Provincia e Regione, non solo nel prendersi i meriti.
L’auspicio è che la ZTL resti anche dopo la contingenza dell’evento, ma per fare ciò bisognerebbe rivedere tutta la viabilità, per evitare congestionamenti, e sensibilizzare la gente a lasciare più spesso l’auto a casa. Si può fare offrendo servizi, e semplificando la vita dei cittadini, che a Napoli sono già provati da una difficile convivenza con un enorme flusso di pendolari che quotidianamente si riversano nella città dalla provincia. A Napoli c’è troppa gente, troppe persone che disordinatamente ogni giorno attraversano la città. Forse come Roma o come Milano, certo, ma con una sola (mezza?) linea metropolitana, è difficile trovare una soluzione.
Tornando all’evento America’s Cup, è ancora visitabile il sito web (www.acnapoli.org), ben fatto e aggiornato, sia in Italiano che in Inglese, e ufficialmente collegato alla pagina www.facebook.com/AmericasCupNapoli. All’interno del sito ci sono sezioni dedicate al turismo, all’ospitalità per i turisti e altre varie iniziative. Nonostante tutta questa organizzazione, mi è capitato di sentire al Tg, le lamentele dei commercianti ed esercenti della zona, preoccupati del minore afflusso di clienti nelle serate del week end precedenti alle regate. Certo, chiudere il lungomare al traffico ha portato magari meno gente nei locali, ma è possibile che tali “imprenditori” della ristorazione non siano stati in grado, dinanzi ad un evento del genere, di reinventare la loro offerta al cliente e al turista? La maggioranza di essi ha chiuso nelle giornate di Pasqua e Pasquetta, facendosi sfuggire due giornate importanti per gli incassi, ma anche per l’immagine del centro di Napoli. Non deve essere stato bello per turisti, ma anche per i cittadini accorsi, trovare l’80% dei negozianti chiusi. Purtroppo si ha sempre più spesso la sensazione che certe categorie di persone vogliano, come si dice proprio a Napoli, “il cocco ammunnato e buono”. Quando capiranno che bisogna darsi da fare in prima persona per cambiare le cose, spero che non sarà troppo tardi. 

Luisa Ferrara

giovedì 19 aprile 2012

L'inverno dei mercati e le prediche di Napolitano.


Da Il Caffè del 13 Aprile 2012




Foto tratta da cambiailmondo.org


Mentre le indagini della magistratura mettono in subbuglio il partito della Lega Nord, mentre Camusso, Fornero e Mercegaglia litigano sulla riforma del lavoro, mentre si mette mano in Parlamento ad una legge che regoli (meglio di quanto è stato fatto finora) i rimborsi elettorali ai partiti, Napolitano fa una delle sue belle prediche, cui ormai siamo abituati, e che forse in qualche modo, un po’ ci tranquillizzano.

Non basta l'invocazione un po' fastidiosa e vacuamente polemica della crescita come se ci fosse sordità su questo, come se fosse chiuso il capitolo del rigore finanziario, serve un mercato del lavoro più trasparente, meglio regolato ed efficiente, ma serve anche nuova occupazione per i giovani’, ha detto il presidente della Repubblica nella cerimonia al Quirinale per la presentazione del progetto "Gse, energie per il sociale”. Il capo dello Stato ha ricordato che nel Paese c'è ‘una seria disoccupazione e inoccupazione giovanile che pesa sulle famiglie, una mancanza di prospettive di occupazione per i giovani’, e ha promesso che di ciò si terrà conto in Parlamento nella discussione sulla riforma del mercato del lavoro.
Ma quali sono gli umori e le preoccupazioni degli italiani che trapelano dal web? Tra uno spread in salita e uno discesa, la gente comincia ad avere paura davvero. Le tasse aumentano, così come aumenta l’evasione di chi riesce a farla franca ingannando i propri concittadini e lo Stato. L’incremento della pressione fiscale smorza la vera crescita, se per crescita si intendono investimenti da parte delle imprese e assunzioni. Dinanzi a tante tasse molte piccole e medie imprese collassano, considerando la crisi economica, l’inflazione, l’impoverimento delle famiglie, la disoccupazione. C’è incertezza, si ripete da mesi, si fanno meno progetti perché si è più precari, si fanno meno acquisti perché tutti più poveri.
Da dov’è che si può davvero ripartire? Ecco che fioccano i commenti delusi, arrabbiati, ironici alle parole di Napolitano, sicuramente non contro la sua persona, che in quanto garante della democrazia non è certamente il responsabile di questa situazione, ma da cui forse ci si aspetta qualcosa in più.
Da Twitter, citando le parole di Giorgio Napolitano: “Non c’è crescita senza innovazione, dovrebbero dirlo a coloro che tagliano i fondi alla ricerca” esclama un giovane iscritto.  Oppure: “Ora rilanciare la crescita, se si riferiva a quella di #spread, debito pubblico e suicidi, l’obbiettivo è stato raggiunto”. Qualcuno è più duro, e inserisce, non proprio velatamente, il Capo dello Stato tra i responsabili: “Si deve agire dalla ripresa, esatto: bisogna assolutamente fermarli, a partire dal colle”. “Ci assilla ( a noi anziani) il rilancio della #crescita produttiva e occupazionale” si ironizza ancora partendo dalle parole del Presidente. “E’ l’inverno dei mercati” ha detto Napolitano, e da Twitter rispondono: “Già pronte le catene”. Qualcuno è anche più duro, invocando la galera per Napolitano, Monti e la Fornero, responsabili dello sfascio dell’Italia.
La borsa italiana cala, e l’illusione di essere usciti dalla crisi vacilla. Lo spread è ancora instabile, ma non si può dire che il responsabile della crisi sia il governo tecnico. Piuttosto, si può criticare il modo di uscirne o cercare di risolverla. Sicuramente accanto a emendamenti essenziali ci sono altrettante soluzioni che sono state inaspettate e non sembrano, almeno finora, nel breve termine, essere efficaci. Ciò che delude è il fatto che non ci sia stata una vera legge patrimoniale, e che non si siano toccati i veri grandi sprechi e privilegi della politica.
Basterà la crisi dei partiti a riformare la nostra classe politica, a renderla più responsabile e accorta, più parsimoniosa e onesta?
La paura è che alle prossime elezioni nulla cambierà e la parentesi del governo tecnico sia stata una pillola amara e indigesta, quanto inefficace. 

Luisa Ferrara

martedì 17 aprile 2012

I "guardiani" della città.

Da Il caffè del 6 Aprile 2012


I diversi gruppi Facebook “Ciò che vedo in città” che si sono diffusi online negli ultimi mesi, continuano a crescere, scovando e denunciando noncuranze e illeciti delle nostre città, uniti e vigili. Addirittura sono stati promossi a “urban watcher” da qualche quotidiano locale online. Quando le denunce arrivano a tanta gente e smuovono l’opinione pubblica, senza dover per forza ricorrere agli inviati di “Striscia La Notizia”, forse qualcosa si sta muovendo a livello locale, le persone non sono così assopite come si possa pensare, e anche la politica è costretta a rispondere e a ravvedersi. Qualche esempio? Inciviltà quotidiane, da attribuire alla cittadinanza, basate sulla maleducazione, come l’inquinamento di aiuole pubbliche con gli escrementi dei propri cani o cartacce, parcheggi in divieto di sosta, o peggio, in stile fantasioso, su marciapiedi e in seconda e terza fila, solo per fare qualche esempio. Ma anche negligenze delle amministrazioni locali, come il mancato controllo di zone ai margini delle strade trasformate in discariche abusive, talvolta pericolose perché altamente inquinanti.
Questi gruppi Facebook, uno per ogni comune o città, (Caserta, Santa Maria Capua Vetere, Curti, Casapulla etc.), diventano così un luogo per segnalare attraverso foto e video le stranezze che s’incontrano quotidianamente attraversando e vivendo la nostra città, e anche luogo di discussione sulle possibile soluzioni o proposte da fare a sindaci e assessori. Non solo critiche, ma anche proposte, per quel che riguarda eventi positivi da mettere in risalto.

Di recente il gruppo di Santa Maria C.V. è stato al centro dell’attenzione per la campagna contro gli atti vandalici avvenuti nell’Anfiteatro della città, e recentemente anche contro l’Arco di Adriano, che in effetti da tempo, come molti denunciano e come è ben visibile, “se ne sta cadendo a pezzi”, ma che sembra sia ultimamente anche stato oggetto di furto delle pietre che lo sostengono.

Eclatante è il caso dell’amianto lasciato all’aria aperta in una zona al confine tra Santa Maria Capua Vetere e Capua: sono state raccolte le foto e presentate le dovute denunce, anche attraverso un documento redatto da “Medici per l’Ambiente”, per chiedere un sopralluogo agli Uffici del Comune diversi mesi fa, ma nulla ancora è stato fatto. Assurda è stata la risposta dell’Assessore all’Ambiente Di Rienzo, che ha invitato i cittadini “a vigilare continuamente per denunciare i comportamenti illegali, ma pure a testimoniare l’azione degli uffici comunali fotografando le stesse aree anche quando vengono bonificate”. A questa dichiarazione è arrivata la risposta da parte di alcuni rappresentanti di “Ciò che vedo in città”: “Nonostante non siamo tecnici del settore, comprendiamo benissimo, come ogni altro cittadino, che 'bonificare' non equivale a spostare semplicemente la spazzatura dal centro della strada ai bordi".

Aldilà della provocazione, la presidente dell’Associazione, Maria Grazia Manna, ci tiene a precisare dalle pagine di www.interno18.it qual è la missione del gruppo: “Ciò che vedo in Città nasce come una sorta di sentinella, di strumento d'osservazione, ma non è sicuramente uno strumento di controllo e monitoraggio, sono questi compiti che volentieri lasciamo alle istituzioni, con le quali ci piace invece interagire come una sorta di 'alerts'. Ci vantiamo di aver dato vita ad un movimento unico non solo in Campania, ma nell'intero paese, stiamo parlando dell'Urban Watching e sulla base di questo vivere il territorio attraverso i nostri occhi e le nostre immagini è per noi prioritario, ma non vogliamo e non possiamo sostituirci ai doveri istituzionali".
Come dire, ad ognuno il suo lavoro. Il governo della città deve spettare alle amministrazioni locali, ma i cittadini possono, anzi forse devono, imparare ad esercitare il controllo dell’operato, prestando attenzione alle promesse fatte, e allo stato di abbandono in cui spesso versano le nostre città e i nostri quartieri. Della serie, non sono i popoli ad dover avere paura dei governi, ma i governi a dover aver paura dei popoli. Tranquilli, non è una minaccia.


Luisa Ferrara 

mercoledì 11 aprile 2012

Lo scandalo Lega Nord secondo Crozza, LOL!





Che bel regalo di Pasqua il fallimento della Lega, finalmente!!!

Quando la bellezza è rispetto.


Un mio piccolo sfogo.


Tra le tante cose che noi del Sud e noi di provincia, siamo costretti a sopportare, c'è l'abbandono totale di ogni concetto di estetica nei nostri luoghi. Ammassi di palazzoni in costruzione, strade rotte, aree verdi abbandonate e se stesse, a ridosso di zone industriali fatiscenti. Non c'è alcun senso logico, non sono un'esperta di urbanistica o di architettura, ma sembrano linee pazze che non convergono da nessuna parte, attorno ad alcuna idea di città come luogo di incontro, di vita, di lavoro. 



Girando di notte per le strade di periferia ho percepito più volte un senso di perdizione, di nulla, di brutto, di inutilità. Come se quei luoghi fossero solo il collegamento funzionale al ricco centro, ma fossero inutili a se stessi. Perché da sempre la periferia è periferia, e allora di cosa mi preoccupo? Mi piacerebbe vedere il mio territorio costruito e adornato nel rispetto della sua morfologia naturale, dei laghi, dei monti, delle zone verdi. Mi piacerebbe vedere case e palazzi costruiti secondo un’idea comune rispettando un verso, una direzione, un senso. Quale senso? 

Ho girato all’estero, ed è vero, le periferie sono quasi sempre meno “belle” dei centri città, ma lo schifo e l’abbandono che si vede qui è davvero raro, nemmeno la periferia ungherese che ho visto procedendo in treno verso Budapest, forse è come la nostra. Eppure siamo un Paese ricco, che ha una storia una storia dell’arte fenomenale e conosciuta in tutto il mondo per la sua grandezza. Abbiamo deturpato i nostri territori, abbiamo costruito senza tenere conto nemmeno dei grandi monumenti storici che sono presenti nella zona dell’Appia. 
Com’è possibile che tutto ciò sia avvenuto senza attirare il dissenso e lo sdegno della gente? Probabilmente una politica connivente con camorra e costruttori senza scrupoli ha potuto permettere tutto ciò, e la cittadinanza è stata ferma e zitta. Anzi talvolta, se così poso ancora chiamarli, i cittadini partecipano quotidianamente allo scempio, ad esempio inquinando zone già abbandonate con i loro rifiuti. Mi piacerebbe tanto sapere cosa se ne fa questa gente di case internamente bellissime, ma situate in quartieri rotti che se ne cadono a pezzi, senza alberi né fiori, tra sacchetti della spazzatura e strade bucate. Il mio territorio si sta velocemente trasformando in una conurbazione, ovvero in un’area urbana che sta crescendo sia come popolazione che come estensione urbana, e ciò comporta più case, meno aree verdi, più traffico. 

Strada a ridosso di terreni agricoli tra Casapulla e Macerata Campania


Il territorio che va da Caserta a Santa Maria Capua Vetere era fatto di tanti borghetti antichi, tra cui Casapulla, ora centri abitativi estesi quasi tutti dediti al commercio. Attorno c’è la zona industriale che ci collega con Napoli attraverso Marcianise. I pochi campi agricoli versano in condizioni pietose, tra la spazzatura e l’incuria dei proprietari. Mi chiedo davvero cosa mangiamo ogni giorno e che aria respiriamo. E di questo passo dove si andrà a finire. Mi chiedo se sia possibile un’idea di progresso vero, nel rispetto della salute dell’uomo, della natura, della storia, della cultura. E mi rammarico. 

Zona industriale di Marcianise 



martedì 3 aprile 2012

La riforma del lavoro attraverso un Tweet.


Da Il caffè del 30 Marzo 2012 
Foto da www.lademocrazia.it 

Negli ultimi mesi il dibattito politico sembra in parte essersi spostato sui social network. Anche i nostri amati dinosauri, oltre che giovani sindaci come Luigi De Magistris, sembrano aver scoperto il potere dei Tweet, dopo quello di Facebook. Vendola era ad esempio stato precursore in questo, anche grazie all’operato locale delle “Fabbriche di Niki”, e poi Bersani e il suo PD. Berlusconi, ovviamente, tra quelli di destra, è stato uno dei più presenti online, grazie all’esercito dei fan “Menomale che Silvio c’è”. E man mano si sono aggiunti in tanti, ministri, deputati, senatori, di tutte le parti politiche. Quindi se prima occupavano televisioni e giornali, ora ce li si ritrova anche lì, croce e delizia della democraticità del web.
La “riforma del lavoro” proposta dal governo Monti è in questi giorni lungamente dibattuta, ovunque e da chiunque. I sindacati hanno annunciato gli scioperi, mentre Pd e Pdl cercano, in modo differente, di accordarsi in qualche modo con Monti sulla riforma. Monti si dice convinto che passerà in Parlamento, titolano tutti i giornali, ma i dubbi restano, soprattutto Bersani non sembra essersi totalmente convinto.
Da Twitter, lo staff di PD Network propone "un tavolo sul #lavoro. Nelle prossime settimane non servono proposte estemporanee" - dichiara, linkando la sintesi della relazione di Bersani. Vendola invece si esprime in modo estremamente contrariato sulle modifiche all’articolo 18: “Non è una riforma, ma una controriforma. Nessuna fiducia nel fatto che questo Parlamento riesca a migliorare il testo”. Ancora Bersani, dal suo profilo personale, fa una considerazione propria: “dopo la riforma del mercato del #lavoro ci si impegni a dare un po' di lavoro”.
La CGIL Nazionale dal canto suo, fa notare alcune incongruenze: “Le imprese italiane già oggi possono licenziare per verificati motivi economici. Professor #Monti non è vero che gli è impedito farlo.” E aggiunge con altri Tweet: “Non si può fingere di non sapere che l' #Art18 scatta solo se i licenziamenti si dimostrano non giustificati al vaglio di un giudice. Con la riforma #lavoro si vuole che imprese possano licenziare chiunque, anche senza motivi economici, e che nessun giudice possa impedirlo.”
Come si può notare, è pur vero che un Tweet è fatto solo da 140 caratteri, ma aggiornando spesso è facile comunicare, anche in maniera sintetica, un pensiero su questioni importanti, rimandando ad articoli in collegamento, per chi voglia eventualmente approfondire.
Manca Berlusconi su Twitter. C’è pero il profilo del GovBerlusconi, “Il governo del fare” che ha 3.204 followers ed è fermo a dicembre. Profilo aggiornatissimo invece quello di Pier Ferdinando Casini, che il 27 marzo esclama “Twitter e' uno strumento democratico e aperto a tutti, anche ai politici! Così va il mondo!”. Peccato non trovare riferimenti concreti o prese di posizione rispetto all’attuale tavolo sulla riforma del lavoro, ma solo qualche considerazione in difesa dell’operato di Monti e degli imprenditori: “Questo Governo in pochi mesi ha fatto tanto. L'emergenza non è finita, irresponsabile affossarlo. Noi sminatori per farlo andare avanti.” Oppure: “Gli #imprenditori non sono cannibali che vogliono disfarsi dei lavoratori! Un imprenditore serio vuole crescere e assumere non licenziare!”.
Ma non finisce qui, sembrano esserci davvero tutti. Anche Angelino Alfano è approdato su Twitter, e il 29 marzo esclama “oggi raggiunto un primo importante risultato. Il PDL difende il lavoro ed i lavoratori!” citando il profilo del Popolo della Libertà, dove si leggono interventi di altri twittofili, come Renato Brunetta, Maurizio Lupi, Franco Frattini eccetera eccetera.
Si danno da fare i nostri politici, hanno capito che ogni mezzo va sfruttato fino all’osso per proporre il loro pensiero, stare al centro dell’attenzione, colpire con qualche proclamo e provare a procacciare voti nel mondo “più giovane”. 

Luisa Ferrara